Non sdegnar, vezzosa Irene, Questo giglio e questa rosa, Che l'aurora rugiadosa Di sue stille inumidì. L'uno è fior sacro ad Imene, L'altro piacque al dio bendato: Ambo nacquero in un prato, Ed un rivo ambo nudrì. L'uno è figlio del pudore, A beltade è l'altro caro, Ed olezzano del paro Ed han regno in ogni cor. L'un tu vinci nel candore Del tuo seno e del tuo volto, Ogni pregio all'altro è tolto Dal tuo labbro incantator.